«Vergine Madre, figlia del tuo figlio,
umile e alta più che creatura,
termine fisso d’etterno consiglio,
tu se’ colei che l’umana natura
nobilitasti sì, che ‘l suo fattore
non disdegnò di farsi sua fattura.
Nel ventre tuo si raccese l’amore,
per lo cui caldo ne l’etterna pace
così è germinato questo fiore.
Qui se’ a noi meridiana face
di caritate, e giuso, intra ‘ mortali,
se’ di speranza fontana vivace.
Donna, se’ tanto grande e tanto vali,
che qual vuol grazia e a te non ricorre
sua disianza vuol volar sanz’ali.
La tua benignità non pur soccorre
a chi domanda, ma molte fiate
liberamente al dimandar precorre.
In te misericordia, in te pietate,
in te magnificenza, in te s’aduna
quantunque in creatura è di bontate.
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Divina Commedia (Paradiso, XXXIII,
1-39)
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O Vergine Madre, figlia del tuo stesso Figlio [di
Cristo-Dio], la più umile e la
più alta di tutte le creature, termine fisso della sapienza
divina, tu sei quella che ha nobilitato la natura umana a
tal punto che il suo Creatore non disdegnò di diventare sua
creatura [con l'Incarnazione].
Nel tuo grembo si riaccese l'amore tra Dio e l'uomo, grazie
al cui ardore nella pace eterna è germogliato questo fiore
[la rosa celeste dei beati].
Qui per noi tu sei una fiaccola lucente di carità e sulla
Terra, fra i mortali, sei una viva fonte di speranza.
Donna, sei così grande e hai così grande valore che, se uno
vuole una grazia e non ricorre alla tua intercessione, è
come se il suo desiderio volesse volare senza le ali.
La tua benevolenza non solo risponde a chi la domanda, ma
molte volte anticipa spontaneamente la richiesta.
In te vi sono misericordia, pietà, liberalità, in te si
raccoglie tutta la bontà che può esservi in una creatura.
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